Il piano NATO Germania WSJ: deterrenza o preludio allo scontro?
- Max RAMPONI

- 29 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Il piano NATO Germania rivelato dal Wall Street Journal ha cambiato il modo in cui il 2025 osserva la geopolitica: da un lato c’è la facciata ufficiale, quella in cui si afferma che la NATO “non è in guerra con la Russia”, dall’altro c’è un documento di 1.200 pagine che pianifica la mobilitazione rapida di 800.000 soldati europei e americani, l’uso massiccio delle infrastrutture tedesche come hub bellico, la conversione immediata di porti, ferrovie, ponti, autostrade e canali in corridoi militari. Il piano, chiamato Operation Plan Germany, non nasce per caso: secondo il WSJ, gli analisti della Bundeswehr e della NATO prevedono che la Russia potrebbe attaccare un Paese dell’Alleanza entro il 2029. È uno scenario freddo, calcolato, documentato, che rovescia la narrazione pubblica secondo cui la guerra in Ucraina sarebbe un conflitto “circoscritto” e “limitato”. Perché la verità strategica è questa: la NATO e la Russia sono già in uno stato di ostilità strutturale. Solo che al posto dei soldati NATO a morire sono ucraini. È un dato di fatto, non un giudizio.
L’Alleanza invia armi, denaro, intelligence in tempo reale, addestra unità ucraine in basi europee, fornisce capacità tecniche che nessun Paese non-NATO potrebbe nemmeno immaginare di utilizzare. Questo è un coinvolgimento militare di fatto. L’unica cosa che manca, per ora, sono truppe ufficiali dichiarate sul campo. Ma anche su questo il piano NATO Germania WSJ introduce una crepa pesante nella versione ufficiale. Perché nel documento non si parla di “ipotetica mobilitazione”, ma di una mobilitazione strutturata, programmata, modellata su scenari concreti: spostamento massiccio di forze americane attraverso i porti tedeschi e olandesi, trasferimento immediato di brigate corazzate verso Polonia e Stati baltici, dispiegamento di sistemi antiaerei multilivello per coprire l’avanzata. E qui entra un altro elemento che i governi non amano sentirsi ricordare: la presenza di personale NATO in Ucraina è già stata segnalata, smentita, riconfermata, rismentita e nuovamente accennata da fonti divergenti. Non in uniforme, non ufficialmente, non come truppe regolari. Ma istruttori, tecnici, consiglieri, operatori specializzati: figure che non portano bandiere, ma portano tecnologia. Se si guarda al conflitto con onestà intellettuale, è evidente che la NATO combatte contro la Russia attraverso un proxy, l’Ucraina, mentre Mosca combatte la NATO colpendo l’Ucraina. È un duello indiretto con effetti diretti. E il piano svelato dal WSJ dimostra che i vertici dell’Alleanza, al di là della comunicazione pubblica, considerano credibile lo scenario della transizione da guerra per procura a guerra frontale.
Questo non significa che la NATO voglia lo scontro. Significa però che lo reputa possibile abbastanza da studiarlo in ogni dettaglio logistico, operativo e industriale. Perché se la Russia dovesse colpire un Paese NATO, tutto cambierebbe in un minuto: non sarebbe più possibile mantenere la finzione del “supporto esterno”, e non ci sarebbe più un esercito ucraino da mettere tra l’Alleanza e Mosca. Ci sarebbe solo la NATO stessa. Ed è qui che Operation Plan Germany diventa inquietante. La Germania, che per anni è stata accusata di spendere troppo poco in difesa, di essere timida, di essere dipendente dal gas russo, si prepara a diventare il cuore logistico della più grande operazione militare europea dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Significa che Berlino accetta l’idea di essere il bersaglio numero uno in caso di escalation. È una decisione strategica, ma soprattutto psicologica. Significa che la classe dirigente europea ha interiorizzato che il conflitto non è lontano quanto sembra dal pubblico distratto. Il piano NATO Germania WSJ rivela anche un cambiamento nella dottrina: non più attesa passiva, ma mobilità aggressiva.
Chi controlla la logistica controlla la guerra. E la NATO si sta posizionando per farlo. Se tutto questo è deterrenza, è deterrenza al massimo grado. Ma c’è un rischio: la deterrenza funziona solo se l’avversario la legge come freno. Se la interpreta come preludio, come posizionamento per un attacco, come segnale di destabilizzazione, allora la deterrenza accelera l’escalation invece di raffreddarla. E la Russia, dal 2022, interpreta ogni passo NATO come movimento ostile. Dal canto suo, l’Alleanza interpreta ogni mossa russa come minaccia. È un equilibrio instabile, sostenuto da comunicazioni pubbliche morbide e piani militari durissimi. L’Europa ha smesso di considerare la guerra come un ricordo del Novecento. Ora la considera una variabile. La domanda finale è semplice e scomoda: siamo davvero vicini allo scontro diretto NATO-Russia? La risposta onesta è questa: non siamo ancora alla fine, ma stiamo camminando sul bordo senza ammetterlo. E il piano rivelato dal WSJ serve a dire agli europei che il tempo dell’illusione sta finendo. Ora la geopolitica non è più un dibattito televisivo: è una preparazione silenziosa a uno scenario che tutti definiscono impossibile finché non accade.







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