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Manifesto di maxramponi.it

Umberto Eco, in un’intervista rimasta celebre, disse che “i social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino”. Aveva ragione. Ma aggiungo, con un certo pudore e una buona dose di sarcasmo: forse tra quegli imbecilli ci sono anch’io. Chi lo sa.

Il punto, semmai, è che oggi il confine tra opinione e rumore è diventato sottilissimo. Tutti parlano, nessuno ascolta. Tutti commentano, pochi leggono. Tutti giudicano, quasi nessuno capisce. In questa giungla di parole che si accavallano come clacson in un ingorgo, maxramponi.it nasce come atto di resistenza: un blog di attualità e opinioni indipendenti, scritto da uno che non pretende di avere ragione, ma almeno ha ancora il coraggio di pensare.

Non è un giornale, non è un megafono politico, non è un confessionale digitale. È un laboratorio di pensiero critico, un rifugio per menti disallineate, un piccolo spazio dove la libertà non è un hashtag ma una responsabilità.

Scrivere oggi significa nuotare controcorrente, in un mare di contenuti fotocopia, di indignazioni a tempo determinato, di verità liquide e facilmente riciclabili. Significa accettare di essere fuori moda, e va benissimo così. Qui non troverai titoli studiati per catturare click né opinioni in saldo per compiacere l’algoritmo. Troverai analisi, ironia, un po’ di veleno e molta curiosità.

Il principio è semplice: la realtà è complessa, e chi la riduce a un post da trenta parole la tradisce. Questo sito non cerca di semplificare, ma di complicare — nel senso migliore del termine. Perché solo chi accetta la complessità può capire davvero qualcosa del mondo in cui vive.

Viviamo in un’epoca in cui la parola “opinione” ha sostituito la parola “fatto”. In cui la verità è una questione di tifo. In cui le idee vengono valutate non per la loro coerenza, ma per il numero di like. Ecco, questo sito non partecipa al concorso di popolarità. maxramponi.it è un blog indipendente, scomodo e ironico, che preferisce il dissenso al consenso, il dubbio alla certezza, la sostanza all’applauso.

Qui non troverai sponsor, pubblicità o marchette travestite da articoli. Non troverai “collaborazioni” con aziende, “partnership” editoriali o banner lampeggianti che ti ricordano cosa comprare. Troverai solo parole. E responsabilità. Perché ogni parola pubblicata porta con sé un peso, e ignorarlo è il modo migliore per smettere di essere liberi.

Non esistono redazioni, direttori o padroni. Esiste un autore, con i suoi limiti, le sue idiosincrasie, le sue contraddizioni. Uno che scrive perché non può farne a meno, che osserva la realtà con un misto di stupore e fastidio, che si chiede ogni giorno come sia possibile vivere in un’epoca dove l’informazione è ovunque ma la comprensione è scomparsa.

Questo manifesto nasce per dichiarare apertamente una posizione: la libertà di pensiero non è un accessorio da esibire nei momenti comodi, ma un dovere quotidiano. E non è mai neutrale. Chi pensa davvero, disturba sempre qualcuno. Chi scrive davvero, scontenta almeno la metà dei lettori. È il prezzo della sincerità.

Umberto Eco aveva visto giusto, ma anche lui, se vivesse oggi, sarebbe probabilmente travolto da una valanga di commenti anonimi, fact-checking a orologeria e indignazioni digitali. Eppure la sua frase resta una bussola: non per zittire gli imbecilli, ma per ricordarci di non diventarlo anche noi.

Forse, a volte, scrivendo mi comporto da idiota. Ma lo faccio con cognizione di causa. Con consapevolezza. Con l’intenzione precisa di provocare una reazione — non un applauso. L’intelligenza, dopotutto, nasce spesso dall’errore, non dal consenso.

maxramponi.it non è qui per educare, ma per stimolare. Non per spiegare, ma per insinuare dubbi. È un luogo dove la parola “indipendenza” non è retorica, ma metodo. Dove la critica non è distruzione, ma esercizio di lucidità. Dove il pensiero libero è ancora considerato un bene comune, non un rischio reputazionale.

Questo manifesto difende il diritto di non appartenere, di cambiare idea, di contraddirsi. Difende il diritto di dire “non lo so”, che oggi suona quasi rivoluzionario. Difende la complessità in un tempo di semplificazioni tossiche. Difende il linguaggio come strumento di libertà, non come arma di propaganda.

Il mondo dell’informazione si divide tra chi parla per farsi notare e chi scrive per capire. Io cerco di appartenere alla seconda categoria, anche se costa fatica e solitudine. Ma è l’unico modo onesto di stare in scena: dire la verità, anche quando non conviene, anche quando fa perdere follower, anche quando ti fa sembrare antipatico.

Questo manifesto non è una dichiarazione di purezza, ma di imperfezione consapevole. È l’ammissione che sbagliare è inevitabile, ma arrendersi all’idiozia collettiva è una scelta. È il tentativo di difendere l’intelligenza in tempi in cui essere lucidi è considerato un atto di arroganza.

Chi cerca un blog di attualità per confermare le proprie idee, qui si annoierà. Chi cerca invece un luogo dove le opinioni graffiano, le parole pesano e il pensiero è ancora libero di disturbare, troverà casa. Non so se questo renderà il mondo un posto migliore. Probabilmente no. Ma almeno, finché avrò voce, continuerò a scrivere. Anche se — come diceva Eco — rischio di sembrare un idiota tra gli idioti. Almeno, però, un idiota consapevole, disobbediente e ostinatamente libero.

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