Privacy Policy Cookie Policy
top of page

UE e diplomazia ridicola: il SEAE invita a evitare foto e strette di mano con i diplomatici russi

  • Immagine del redattore: Max RAMPONI
    Max RAMPONI
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

PUTIN

L’Unione Europea riesce ancora una volta nell’impresa di superare se stessa, scivolando in una dimensione che non è più politica estera, ma teatro dell’assurdo. Secondo quanto riportato da più fonti diplomatiche e giornalistiche internazionali, e mai smentito ufficialmente da Bruxelles, il Servizio europeo per l’azione esterna avrebbe inviato istruzioni alle missioni permanenti degli Stati membri presso le Nazioni Unite a Ginevra su come comportarsi in presenza di diplomatici russi. Il contenuto di queste linee guida è tanto imbarazzante quanto rivelatore dello stato mentale in cui versa oggi la diplomazia europea.


Le indicazioni sarebbero chiare: evitare eventi in cui sono presenti rappresentanti della Federazione Russa. Se la partecipazione è inevitabile, niente foto, niente strette di mano, massima attenzione a non farsi riprendere dalle telecamere. Non una presa di posizione politica, non una strategia diplomatica, non una linea negoziale. Una recita da asilo, degna di bambini che giocano a “non ti parlo più” convinti che questo possa avere un qualche effetto sul mondo reale.


Il Servizio europeo per l’azione esterna è l’organo che dovrebbe incarnare la maturità geopolitica dell’Unione, il luogo dove si costruiscono ponti, si gestiscono crisi, si mantiene aperto il dialogo anche nei momenti peggiori. Oggi invece sembra ridotto a un ufficio di pubbliche relazioni terrorizzato dall’idea di una fotografia sgradita. Il tutto sotto la responsabilità diretta di Kaja Kallas, Alta Rappresentante per la politica estera dell’UE, che evidentemente considera la diplomazia non come uno strumento di gestione del conflitto, ma come una gara di purezza ideologica da social network.


Il punto non è difendere la Russia, giustificare la guerra o minimizzare le responsabilità di Mosca. Il punto è molto più semplice e molto più grave: la diplomazia nasce proprio per parlare con chi non ci piace, con chi è in conflitto, con chi rappresenta un problema. Se smetti di stringere mani, di partecipare agli eventi, di stare nella stessa stanza, non stai facendo politica estera. Stai facendo propaganda simbolica per uso interno, buona per comunicati stampa e like indignati.


Questa ossessione per l’immagine, per il gesto da evitare, per la foto che “potrebbe essere fraintesa”, racconta un’Europa terrorizzata dalla propria stessa opinione pubblica, incapace di spiegare la complessità e rifugiata in una infantilizzazione permanente del linguaggio politico. Come se una stretta di mano potesse cambiare il corso della guerra. Come se evitare una foto potesse sostituire una strategia.


Il paradosso è evidente: la stessa Unione Europea che finanzia la guerra, invia armi, pianifica spese militari pluriennali e parla apertamente di economia di guerra, si comporta poi come una comitiva di liceali imbarazzati davanti al compagno “sbagliato”. Si armando gli eserciti, ma si disarma il cervello. Si alzano muri simbolici mentre si proclama di voler difendere la pace.


Le Nazioni Unite, per definizione, sono il luogo dove siedono allo stesso tavolo Paesi in guerra tra loro. È sempre stato così. Anche nei momenti più bui della Guerra Fredda, quando il mondo era diviso in blocchi armati fino ai denti, i diplomatici parlavano, si incontravano, si stringevano la mano. Non per amicizia, ma per necessità. Oggi invece l’Europa sembra aver dimenticato il senso stesso della diplomazia, confondendola con un codice di comportamento da influencer.


Il risultato è un’Unione Europea che appare sempre più ideologica, sempre meno politica, incapace di distinguere tra condanna morale e gestione del reale. Una Unione che preferisce la messinscena alla sostanza, l’indignazione alla strategia, la posa alla responsabilità. E mentre si discute se fare o no una foto con un diplomatico russo, la guerra continua, le armi circolano, i morti aumentano.


Questa non è fermezza. Non è coerenza. È semplicemente cretinaggine istituzionalizzata. Una diplomazia che ha paura delle immagini ma non delle conseguenze delle proprie scelte. Un’Europa che si comporta come se il problema fosse l’apparenza e non la realtà. E quando la politica estera diventa una questione di gesti da evitare, significa che la politica, quella vera, è già stata abbandonata da tempo.


Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
LOGO

maxramponi.it NON è una testata giornalistica. Ai sensi della Legge n. 62 del 7 marzo 2001, il sito non rappresenta una testata editoriale e non ha carattere periodico. I contenuti vengono pubblicati senza periodicità predefinita e non costituiscono prodotto editoriale ai sensi della legge.

© 2025 maxramponi.it | Tutti i diritti riservati | Sito web: www.maxramponi.it

FAKE FREE

SEGUICI SUI SOCIAL:

  • Facebook
  • Instagram
  • X

Le immagini pubblicate su questo sito provengono in larga parte dal web e sono state ritenute di pubblico dominio. Qualora i soggetti o gli aventi diritto avessero obiezioni alla loro diffusione, possono contattare la redazione: provvederemo alla rimozione immediata dei contenuti segnalati.

bottom of page