Piano di Pace Ucraina-Russia: Analisi Ironica dei 28 Punti che Premiano l'Aggressione
- Max RAMPONI

- 12 minuti fa
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È finalmente arrivato il piano di pace Ucraina-Russia che dovrebbe risolvere tre anni di guerra, migliaia di morti e un'Europa in ginocchio. Ventotto punti di pura diplomazia che farebbero impallidire i negoziatori del Congresso di Vienna, se non fosse per un piccolo dettaglio: sembra scritto consultando principalmente Mosca e dimenticando di invitare Kiev al tavolo. Ma andiamo con ordine, perché questo capolavoro di realpolitik merita un'analisi approfondita, possibilmente accompagnata da un buon bicchiere di vodka russa, visto che è l'unica che può davvero brindare.
Il piano di pace Ucraina-Russia comincia rassicurandoci: la sovranità dell'Ucraina sarà confermata. Che sollievo! Per un momento avevamo temuto che dopo tre anni di conflitto qualcuno potesse dimenticarsi che l'Ucraina è un paese sovrano. Naturalmente, questa sovranità riguarderà circa l'ottanta per cento del territorio originale, ma i dettagli sono noiosi. Il documento promette anche di risolvere tutte le ambiguità degli ultimi trent'anni, quelle sciocchezze come l'annessione della Crimea, il supporto ai separatisti, l'abbattimento del volo MH17, e quella volta che la Russia promise di rispettare l'integrità territoriale ucraina in cambio delle armi nucleari. Ma sono dettagli, acqua passata. Amnesia selettiva: il vero fondamento della diplomazia moderna.
Ed eccoci al nocciolo dell'accordo Russia-Ucraina, dove le belle parole sulla sovranità si scontrano con la geografia brutale. Crimea, Lugansk e Donetsk saranno riconosciute come russe, anche dagli Stati Uniti. Kherson e Zaporizhzhia congelate lungo la linea di contatto. In pratica, la Russia tiene tutto ciò che le interessa: i porti strategici sul Mar Nero, il Donbass industriale, e un corridoio terrestre tra Russia e Crimea. L'Ucraina recupera alcuni territori che Mosca aveva occupato probabilmente solo per usarli come merce di scambio. È come se ti rubassero la casa e dopo tre anni ti restituissero il garage, tenendosi salotto, cucina e camere da letto, e tu dovessi essere grato. La ciliegina sulla torta? La centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dalla Russia e usata come base militare rischiando un disastro continentale, produrrà elettricità divisa al cinquanta per cento tra i due paesi. Quindi invadi, occupi una centrale nucleare altrui, la usi per scopi militari, e alla fine ottieni metà dell'elettricità. È un po' come se qualcuno ti rubasse l'auto e poi un giudice stabilisse che la macchina è sua per metà. Giustizia poetica.
Il piano di pace Ucraina-Russia prevede che Kiev faccia una serie di "piccole" concessioni sulla sicurezza.
L'esercito ucraino ridotto a seicentomila unità, perché si sa che un paese appena invaso ha bisogno soprattutto di sentirsi vulnerabile. L'impegno costituzionale a non entrare mai nella NATO, perché niente dice "paese sovrano" come inserire nella legge fondamentale cosa NON puoi fare su pressione del vicino aggressivo. E ovviamente niente truppe NATO sul territorio ucraino. La NATO schiererà i suoi aerei in Polonia, così potranno arrivare in Ucraina in dieci minuti invece di otto. Un deterrente formidabile che sicuramente farà tremare il Cremlino. Gli Stati Uniti riceveranno pure un compenso per fornire garanzie di sicurezza. Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo ad alta voce: la sicurezza internazionale è un servizio a pagamento, non una questione di principi. È bello vedere che dopo decenni di retorica sulla difesa della democrazia siamo arrivati al punto: quanto paghi? E se l'Ucraina osa lanciare un missile su Mosca "senza una valida ragione", la garanzia decade. Notate il "senza una valida ragione", che apre scenari interpretativi affascinanti. Se la Russia invade di nuovo ma Kiev reagisce troppo energicamente, perde la protezione. Praticamente devi difenderti, ma non troppo, altrimenti sono problemi tuoi.
Mentre l'Ucraina perde territorio, sicurezza e sovranità, il piano Russia-Ucraina riserva a Mosca un trattamento da red carpet. La Russia verrà reintegrata nell'economia mondiale, tornerà nel G8, otterrà la revoca delle sanzioni e firmerà accordi economici di lungo termine con gli Stati Uniti. Praticamente invadi un paese sovrano, causi migliaia di morti, violi il diritto internazionale, e vieni premiato con il ritorno nella comunità delle nazioni civilizzate. È un messaggio chiaro per chiunque abbia ambizioni territoriali: l'aggressione paga, basta essere abbastanza grandi e avere armi nucleari. La Russia sancirà pure per legge la sua politica di non aggressione verso Europa e Ucraina. Perché si sa che gli stati che invadono i vicini sono sempre molto rispettosi delle proprie leggi interne. È come chiedere a un rapinatore di banche di promettere per iscritto che non lo farà più. Tecnicamente hai fatto qualcosa, ma il valore pratico è discutibile.
Il piano di pace Ucraina-Russia promette un potente pacchetto per ricostruire il paese devastato. Distruggiamo tutto e poi lo ricostruiamo: è un modello economico brillante, la teoria della finestra rotta applicata su scala nazionale. La Banca Mondiale deve essere entusiasta: finalmente qualcuno ha trovato il modo di creare domanda di prestiti internazionali attraverso una guerra di logoramento triennale. Ma la vera chicca è nei dettagli finanziari: cento miliardi di dollari di beni russi congelati saranno investiti in progetti per ricostruire l'Ucraina, ma gli Stati Uniti si prendono il cinquanta per cento dei profitti. Avete capito bene: la Russia invade, l'Occidente congela i suoi beni, usa quei beni per ricostruire ciò che Mosca ha distrutto, e Washington ci guadagna metà dei profitti. È acrobazia finanziaria degna di Wall Street. Hanno trasformato un'aggressione militare in un'opportunità di investimento. L'Europa aggiungerà altri cento miliardi, la Banca Mondiale preparerà programmi di finanziamento, e tutti saranno felici. Tutti tranne gli ucraini, ovviamente, che dovranno vivere su un territorio ridotto, con un'economia distrutta e il debito della ricostruzione da ripagare. Ma almeno potranno esportare grano in Europa con accesso preferenziale mentre aspettano di entrare nell'UE, cosa che probabilmente non accadrà mai perché la Francia ha paura della concorrenza agricola e l'Olanda non vuole altri paesi che votano ai referendum.
L'accordo Russia-Ucraina prevede che Kiev riceva "garanzie di sicurezza affidabili". Affidabili come quelle del Memorandum di Budapest del 1994, quando l'Ucraina rinunciò al terzo arsenale nucleare più grande del mondo in cambio di garanzie da Russia, Stati Uniti e Regno Unito. Garanzie così solide che vent'anni dopo la Russia invase la Crimea e nessuno mosse un dito. Ma stavolta sarà diverso, giurato. Le garanzie versione 2025 sono come l'iPhone nuovo: stesse funzioni di base, ma con un numero più alto che le fa sembrare migliori. Il meccanismo di controllo? Un Consiglio di pace presieduto da Donald Trump che imporrà sanzioni in caso di violazioni. Quindi l'enforcement è affidato a un presidente che tra quattro anni potrebbe non esserci più, e le cui sanzioni possono essere aggirate, ignorate o revocate dal successore. È come mettere un cerotto sulla falla del Titanic: tecnicamente hai fatto qualcosa, ma non cambierà il risultato finale.
Il punto più cinico del piano di pace Ucraina-Russia è probabilmente l'amnistia totale per tutti. Nessun risarcimento, nessuna denuncia futura. I crimini di guerra? Dimenticati. Le violazioni del diritto internazionale? Acqua passata. Le fosse comuni, le torture, i bombardamenti di ospedali e scuole, le deportazioni forzate di bambini? Tutto perdonato nell'interesse della pace. È un messaggio cristallino: se hai abbastanza potere, puoi fare quello che vuoi e poi negoziare l'impunità. La giustizia internazionale è solo per i perdenti e i paesi piccoli senza armi nucleari. Ci saranno pure programmi educativi per promuovere comprensione e tolleranza reciproca tra i due popoli. Fantastico! Dopo aver bombardato scuole, distrutto città e condotto propaganda sistematica dipingendo l'avversario come nazista e minaccia esistenziale, la soluzione è organizzare seminari sulla tolleranza. Magari con esercizi di team building. Funzionerà sicuramente, basta chiedere a tutte le altre situazioni storiche in cui aggressore e aggredito sono diventati migliori amici dopo qualche corso motivazionale.
Questo piano Russia-Ucraina non è un accordo di pace, è un atto di resa mascherato da diplomazia. Lo squilibrio tra le concessioni è talmente evidente che servirebbe un atleta olimpionico di ginnastica mentale per sostenere che si tratta di un compromesso equo. La Russia ottiene territorio, riconoscimento internazionale, reintegrazione economica, revoca sanzioni, e pure metà dei profitti sulla ricostruzione del paese che ha devastato. L'Ucraina ottiene promesse vaghe, garanzie già dimostratesi inutili in passato, e la prospettiva di vendere grano mentre aspetta per sempre di entrare nell'Unione Europea. Il messaggio che questo accordo Ucraina-Russia invia al mondo è terrificante: l'aggressione paga. Se sei abbastanza grande, abbastanza forte, e hai armi nucleari, puoi invadere un vicino, distruggere città, causare migliaia di morti, e poi sederti al tavolo delle trattative e ottenere legittimazione internazionale per i tuoi crimini. I trattati internazionali, le norme sul diritto internazionale, la Carta delle Nazioni Unite, sono carta straccia quando si scontrano con la realpolitik delle grandi potenze.
Taiwan guarda questo piano di pace Ucraina-Russia e si chiede se le garanzie americane valgano qualcosa. I Paesi baltici si domandano se l'articolo 5 della NATO sia più affidabile del Memorandum di Budapest. La Moldova osserva nervosamente la Transnistria. La Georgia ricorda il 2008 e trae le sue conclusioni. Tutti questi paesi stanno imparando la stessa lezione brutale: o hai le armi nucleari, o hai un esercito abbastanza forte da difenderti da solo, o sei alla mercé dei giochi di potere delle grandi nazioni. Le alleanze, i trattati, le garanzie internazionali sono utili finché conviene, ma quando la situazione si complica, ciascuno guarda ai propri interessi. Gli interessi dietro questo piano sono evidenti: gli Stati Uniti vogliono chiudere la questione ucraina per concentrarsi su altre priorità, principalmente la Cina. La Russia vuole consolidare le conquiste territoriali e tornare a essere un attore rispettato sulla scena internazionale. L'Europa vorrebbe dire qualcosa ma è divisa, dipendente energeticamente, e fondamentalmente irrilevante in questo grande gioco. E l'Ucraina? L'Ucraina dovrebbe semplicemente accettare il verdetto, ringraziare per le briciole, e prepararsi a convivere con un vicino che ha dimostrato di poter fare ciò che vuole impunemente.
Questo piano di pace Ucraina-Russia verrà probabilmente venduto all'opinione pubblica occidentale come grande successo diplomatico. Diranno che la guerra è finita, che si è evitata l'escalation nucleare, che tutti hanno fatto sacrifici per la pace. I media stancheranno il pubblico con analisi su quanto sia stata brava la diplomazia a trovare un compromesso. Si organizzeranno cerimonie di firma con strette di mano e sorrisi di circostanza. E tra qualche anno, quando tutti avranno dimenticato i dettagli e ricorderanno solo che la guerra in Ucraina è finita, questo accordo sarà citato come esempio di come la diplomazia possa risolvere anche i conflitti più difficili. Ma la realtà è profondamente diversa da questa narrazione rassicurante.
Questo non è un accordo di pace, è una capitolazione. Non è diplomazia, è la legge del più forte travestita da negoziato. E il precedente che stabilisce è pericoloso per chiunque creda che l'ordine internazionale dovrebbe basarsi su regole condivise e non sulla capacità di imporre la propria volontà con la forza militare. Forse tra cent'anni, quando gli storici analizzeranno questo periodo con il distacco che solo il tempo può dare, il piano Russia-Ucraina non verrà ricordato come l'accordo che portò finalmente la pace in Europa orientale, ma come il momento decisivo in cui l'Occidente decise che i principi erano meno importanti della convenienza, che la giustizia internazionale era un lusso che non poteva più permettersi, e che le regole del diritto internazionale valevano solo quando non costavano troppo da far rispettare. E tutti vissero felici e contenti. Tranne gli ucraini, ovviamente. Ma quelli tanto non avevano voce in capitolo fin dall'inizio.






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