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Consiglio Comunale e CODICE ETICO: quando le buone intenzioni si perdono fra le sedie dell'aula

  • Immagine del redattore: Max RAMPONI
    Max RAMPONI
  • 27 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

castano primo

Il Consiglio Comunale del 25 novembre aveva un’aria strana, quasi da film sovietico in bianco e nero dove il vapore del tè rimane sospeso troppo a lungo e le parole sembrano pesare più dei documenti che le accompagnano. Tra i vari punti discussi, uno è rimbalzato più degli altri: la mozione sul Codice Etico proposta dall’amministrazione Colombo. Una proposta che, almeno sulla carta, parlava di trasparenza, responsabilità e decoro istituzionale, tutte parole che pesano come coperchi di ferro quando vengono pronunciate in una sala piena di microfoni.


Prima di addentrarci nel tema, una precisazione grande come una scritta al neon: commentare un Consiglio Comunale è un diritto. Criticare scelte politiche, decisioni amministrative e mozioni è un esercizio di democrazia. La libertà di parola resta sacra purché non scivoli nella diffamazione. La critica è un faro, non un coltello. È con questo spirito — rispettoso, civile, documentato — che nasce l’articolo che stai leggendo.


La mozione sul Codice Etico, vista da fuori, sembrava un gesto quasi rassicurante: mettere ordine nelle relazioni istituzionali, disegnare un perimetro, ricordare che chi amministra rappresenta la città anche quando scrive un post o risponde a un commento. Un tentativo di dire “la politica è un mestiere serio”, anche in un’epoca in cui i social creano continui cortocircuiti tra identità, toni e intenzioni.


Eppure, come spesso accade nel Consiglio Comunale, la strada delle buone intenzioni attraversa territori imprevisti. L’opposizione ha scelto di non approvare la mozione, sollevando dubbi legittimi sulla concretezza, sull’applicazione e sul rischio che un Codice Etico rimanga un documento ben scritto, ma inutile come quei manuali di istruzioni che nessuno legge. La decisione non è stata uno scontro epico né un dramma politico. È stata una discussione reale, con sfumature, prudenze e qualche sospetto di eccesso di formalismo.


Se guardiamo al contesto più ampio, la domanda che aleggiava non era “serve un Codice Etico?”, ma “che cosa ci dice questa mozione sul nostro tempo?”. La politica locale vive in un territorio complicato, dove la vicinanza tra cittadini, amministratori e commentatori crea un ecosistema fatto di sensibilità incrociate. Ogni parola pesa. Ogni frase può essere interpretata in dieci modi diversi. Ogni commento può accendere o spegnere qualcosa.


Proprio per questo, un Codice Etico non è mai soltanto un elenco di regole: è un tentativo di tenere insieme una comunità che comunica sempre più velocemente e sempre meno profondamente. Un modo di ricordare che la politica non è un’arena social e che ogni ruolo pubblico richiede un linguaggio che non ferisca e non confonda. Non un freno, ma una cintura di sicurezza.


Nel mio articolo precedente sul Consiglio Comunale avevo raccontato la serata intera, lunga e vibrante, con tensioni, chiarimenti e una mozione su Malpensa approvata all’unanimità, quasi come un miracolo politico. Dentro quella lunga storia, la mozione sul Codice Etico appariva come un tentativo di riportare l’attenzione sul tono, non sul contenuto. Una sorta di invito collettivo: prima di parlare, ricordiamoci chi siamo e chi rappresentiamo.

Non si tratta di limitare la libertà di parola, ma di proteggerla. Non si tratta di imbrigliare la critica, ma di renderla più efficace. Non si tratta di impedire il dissenso, ma di impedire che diventi rumore. Perché un Consiglio Comunale funziona quando le voci si distinguono, non quando si sovrappongono.

Alla fine, il vero interrogativo non è se la mozione sia stata approvata o respinta. Il vero interrogativo è che cosa ci stia dicendo, con discrezione, su Castano Primo e sul tempo in cui viviamo. È un invito a riflettere su come vogliamo discutere delle cose che ci riguardano tutti. Se con toni che costruiscono, o con parole che frantumano.


E in una piccola città, questo vale più di qualsiasi regolamento.


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