Castano Primo e il polo logistico: riepilogo di una vicenda complessa e riflessioni sulla comunicazione istituzionale
- Max RAMPONI

- 5 dic
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Negli ultimi due anni la questione del possibile polo logistico a Castano Primo è cresciuta in silenzio, attraverso passaggi graduali che hanno coinvolto proprietari di terreni, intermediari, comitati cittadini e infine l’Amministrazione comunale. La dinamica è iniziata quando alcuni proprietari hanno riferito di essere stati contattati da operatori interessati all’area compresa tra viale della Resistenza e via Sandro Pertini, una zona strategica per estensione e collocazione. Da quel momento si è acceso un dibattito che ha coinvolto residenti, associazioni e gruppi spontanei, preoccupati per l’eventuale impatto viabilistico, ambientale e sociale.
Nel frattempo, la posizione formale dell’Amministrazione era rimasta costante: nessuna proposta ufficiale era stata presentata al Comune, nessun progetto protocollato, nessun iter attivabile. Una linea tecnicamente corretta, perché senza documenti non possono avviarsi procedure, tavoli tecnici o valutazioni ambientali. È proprio questa distanza tra la dimensione istituzionale e la percezione del territorio che ha segnato la prima fase della vicenda: da un lato un Comune che dichiarava di non avere elementi su cui lavorare, dall’altro una comunità che, pur senza dati ufficiali, vedeva muoversi qualcosa intorno a un’area tanto grande da rendere difficile ignorarne il potenziale.
La seconda fase inizia quando, come dichiarato dall’amministrazione stessa, un operatore si presenta finalmente in Comune per illustrare le proprie intenzioni generali, pur senza depositare un progetto. Ed è a partire da questo momento che l’amministrazione annuncia l’apertura di un percorso di ascolto, incontri, approfondimenti tecnici e coinvolgimento degli enti competenti. Il passaggio è significativo: un tema che fino a quel momento non poteva essere affrontato pubblicamente diventa improvvisamente trattabile. Non perché sia cambiato il contenuto, ma perché è cambiato il livello di formalità.
Questo ha alimentato un altro tipo di riflessione, già emersa nei nostri articoli precedenti: Castano Primo e il Polo Logistico – Analisi critica sulla gestione dell’amministrazione comunale, Castano Primo e l’Amministrazione Colombo – tra inno, passerelle e questioni irrisolte, e La distanza fra amministrazione e cittadinanza. In queste analisi erano già emerse alcune criticità di metodo: comunicazioni tardive, percezione di un dialogo non sempre fluido e la sensazione, condivisa da più residenti, che su certi temi sarebbe stato utile un confronto pubblico anticipato, anche in assenza di progetti definiti.
Non è questione di politica, né di schieramento: è questione di fiducia.Un’amministrazione può anche non avere atti formali su cui intervenire, ma può comunque riconoscere che una parte della comunità percepisce un rischio e chiede informazioni. Avviare un dialogo non significa dare per certo un progetto, né allarmare inutilmente: significa ridurre quel divario comunicativo che, quando si protrae, finisce per rendere più fragili i rapporti istituzionali.
Le parole della recente nota del centrodestra castanese si collocano esattamente in questo quadro. Da un lato spiegano che l’amministrazione si è attivata non appena l’operatore è comparso ufficialmente; dall’altro riducono la discussione precedente a “schieramento politico”, “circo” e “urlatori”, come se il disagio espresso da comitati e famiglie non fosse un elemento reale, ma un rumore di fondo. È qui che la comunicazione istituzionale mostra un limite non formale, ma umano: quando si parla di territorio, ogni preoccupazione merita ascolto, anche quando non si traduce in un atto ufficiale. Liquidarla come agitazione politica rischia di rafforzare, anziché risolvere, quella distanza tra amministrazione e cittadinanza che più volte è emersa nei confronti pubblici.
Resta il fatto che, ad oggi, non esiste un progetto definito né un percorso approvato. Esiste un interesse manifestato, una serie di verifiche da compiere, un iter che coinvolgerà enti sovraordinati e normative specifiche. Questo dovrebbe essere il momento migliore per ricostruire un clima di fiducia. Non si tratta di schierarsi contro o a favore del polo logistico, ma di affrontare la questione con un metodo trasparente, rispettoso e costante, affinché nessuno si senta ai margini o percepisca il bisogno di misurare le parole quando si parla di ciò che accade sul proprio territorio.
Se questa vicenda insegna qualcosa, è proprio questo: la trasparenza non è solo un obbligo quando arriva un atto formale, ma un investimento sul rapporto tra chi amministra e chi abita il territorio.E investire nella fiducia, a Castano Primo come altrove, non è mai un gesto politico. È un gesto di responsabilità.







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