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Articolo n. 1 – Lost in Tunisia

  • Immagine del redattore: Max RAMPONI
    Max RAMPONI
  • 24 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 1 giorno fa


SIDIBOUSAID

Certe notti Tunisi ha un odore che non si dimentica. È un misto di spezie, polvere e nostalgia. Ti entra nei vestiti, ti graffia la pelle e poi si siede accanto a te, come un vecchio amico che non ha mai smesso di fumare. C’è un modo tutto tunisino di essere vivi: lento, ostinato, ironico. È una vita che si adagia sulle cose, che si prende il suo tempo, che non si scusa per i ritardi perché sa che il tempo, qui, è un animale selvatico e non un’agenda elettronica.


Lost in Tunisia nasce da questa lentezza, da questo smarrimento dolce che non chiede salvezza. Perché perdersi in Tunisia è come imparare di nuovo a respirare: a volte fa male, ma è un dolore che sa di rinascita. Ho camminato tra vicoli che odorano di ferro arrugginito e gelsomino, fotografato facce che non guardano mai in camera ma dicono tutto, bevuto tè alla menta con sconosciuti che in tre minuti diventano fratelli. Ho imparato che qui le storie non si raccontano, si condividono a bassa voce, con le mani che parlano più delle parole.

Ci sono città che si lasciano capire, e poi c’è Tunisi, che ti sfida. Ti provoca, ti rifiuta, poi ti abbraccia all’improvviso, senza preavviso. Ti insegna che nulla è logico, ma tutto ha un senso. Che la modernità è solo un miraggio se dimentichi da dove vieni. E che, alla fine, la vera rivoluzione è continuare a credere nelle persone, anche quando il mondo ti dice che non serve.


Questo è l’articolo n. 1 di Lost in Tunisia, un progetto che nasce senza scadenze né confini, solo con l’urgenza di raccontare. Non una guida turistica, non un reportage, ma una collezione di sguardi, odori e frammenti di vita vissuta. Ogni testo sarà un pezzo di Tunisia, ma anche un frammento di me. Perché Lost in Tunisia è un esperimento, un atto d’amore e disobbedienza allo stesso tempo: un modo di restare vivi raccontando ciò che non si può tradurre.


Scrivo queste righe non per spiegare la Tunisia, ma per ricordarmi perché l’ho scelta. O forse perché è stata lei a scegliere me. Perché in fondo essere “lost” non significa essere smarriti — significa aver deciso di non voler più essere trovati.

📍 Fonti e ispirazioni

Appunti di viaggio e fotografie inedite (2001–2025)

Conversazioni nei caffè di Sfax, Tunisi e Kelibia

Taccuino personale: “Tunisia oltre i cliché” (inedito)


📍 Sidi Bou Said, Tunisia

📸 Foto di Mahmoud Yahyaoui – Pexels


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