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Ridateci CRAXI...

  • Immagine del redattore: Max RAMPONI
    Max RAMPONI
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

CRAXI

Ridateci Craxi, Andreotti, Spadolini, quelli lì. Non perché fossero migliori, non perché fossero puliti, non perché fossero giusti. Ridateceli perché erano politici veri, nel senso più brutale del termine. Facevano politica come si fa il potere: sporcandosi le mani, sbagliando, tramando, decidendo. Non recitavano. Non chiedevano scusa prima ancora di parlare. Non avevano bisogno di sembrare simpatici.

Craxi era arrogante, Andreotti era opaco fino all’inquietudine, Spadolini era accademico e rigido come un manuale di storia scritto a macchina. Eppure, messi insieme, formavano una classe dirigente che oggi appare quasi fantascienza. Non perché fosse morale, ma perché fosse strutturata. Erano uomini di partito, di correnti, di apparati, di equilibri internazionali maneggiati con cinismo e consapevolezza. Sapevano chi erano, chi rappresentavano e chi avevano di fronte.


Oggi no. Oggi la politica è una recita collettiva di persone che fingono di essere altro, di non appartenere a nulla, di non dover rispondere a nessuno se non a un algoritmo. La provocazione “ridateci Craxi” funziona perché mette a nudo una verità scomoda: anche quando rubavano, anche quando mentivano, anche quando cadevano, lo facevano da protagonisti, non da comparse. Craxi poteva permettersi di dire no agli Stati Uniti a Sigonella non perché fosse un eroe, ma perché sapeva di avere dietro uno Stato, un partito, una visione del ruolo internazionale dell’Italia. Andreotti poteva attraversare decenni di potere senza mai spiegarsi del tutto perché il sistema aveva una sua logica interna, per quanto disturbante. Spadolini poteva governare con l’aria del professore che guarda gli studenti dall’alto in basso perché la competenza, allora, non era una colpa da nascondere.


Oggi l’idea stessa di statura politica è sospetta. Chi alza lo sguardo viene accusato di arroganza, chi decide viene dipinto come autoritario, chi studia viene deriso come élite. Al loro posto abbiamo leader che parlano come influencer, che scambiano la politica estera per una serie di foto opportunity, che confondono la sovranità con lo slogan e la diplomazia con il comunicato. Non servono nomi, perché sono intercambiabili. È questo il vero problema. Non c’è più nemmeno qualcuno da detestare con convinzione.


La vecchia classe politica era criticabile, attaccabile, perfino odiosa, ma aveva un peso specifico tale da generare conflitto reale. Quella di oggi è leggera, prudente, allineata, e proprio per questo irrilevante. Ridateci Craxi, Andreotti, Spadolini è una frase che non chiede il ritorno di un’epoca, ma denuncia l’assenza di un livello. È la caricatura di Forattini applicata al presente: nasi enormi, sigari, ombre lunghe e stanze chiuse contrapposte a un Parlamento fatto di figurine piatte, sorridenti, tutte uguali. Non è il passato che manca, è la profondità. E quando una democrazia perde profondità, smette di essere adulta e diventa solo decorativa.


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