Italiani, safari e cecchini: quando “brava gente” andava a sparare sui civili in Bosnia
- Max RAMPONI

- 11 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Il mito dell’innocenza italiana di fronte al nuovo orrore riemerso dai Balcani
In questi giorni la giustizia italiana ha riaperto una ferita che molti fingevano chiusa: quella dei presunti “safari umani” organizzati durante la guerra di Bosnia, dove uomini facoltosi — anche italiani — avrebbero pagato per sparare sui civili di Sarajevo come fossero sagome da tiro a segno. È l’ipotesi su cui indaga la Procura di Milano, a partire da testimonianze, dossier e documentari che da anni denunciano il coinvolgimento di cittadini occidentali nei massacri del ’92-’95. Non è un romanzo: è l’ennesima pagina che un Paese senza memoria farà finta di non leggere.
“Italiani brava gente.” Ce lo ripetiamo da decenni, come una litania autoassolutoria. Non importa che la storia ci smentisca di continuo: dall’Etiopia ai Balcani, dalle torture coloniali ai silenzi sulle guerre altrui, il mito resiste. È il nostro alibi nazionale: noi non facciamo il male, lo osserviamo. Ma stavolta, se le accuse si confermassero, non si tratterebbe solo di osservare. Si tratterebbe di partecipare.
Pensateci: mentre Sarajevo era assediata, mentre donne e bambini correvano tra le macerie, qualcuno — forse con passaporto italiano — saliva sulle colline per “provare l’emozione del tiro”. Un weekend all’inferno, pagato come un pacchetto turistico. Gli stessi italiani che oggi si indignano sui social contro la violenza del mondo, ieri, a quanto pare, pagavano per assistervi in diretta.
Il problema non è solo l’orrore dell’atto, ma il riflesso che rivela. Perché tutto questo è potuto accadere dentro la più comoda delle illusioni: quella di un’Italia buona, solidale, “diversa”. Invece siamo il Paese che ha trasformato il cinismo in normalità. Che costruisce la propria coscienza morale sulla rimozione sistematica. Siamo quelli che piangono i morti giusti e ignorano gli altri; quelli che vanno in missione di pace per sentirsi migliori, ma poi vendono armi a chi combatte.
E ora eccolo, il nostro specchio. In Bosnia. Sporco, crepato, ma ancora riflettente. Ci rimanda l’immagine di un’Italia che non ha mai fatto i conti con il suo passato coloniale, né con la sua indifferenza nei confronti delle guerre degli altri. Un Paese che ama raccontarsi “neutrale”, ma solo perché non ha mai avuto il coraggio di scegliere da che parte stare.
Il mito degli “italiani brava gente” è un inganno utile. Ci protegge dalla responsabilità. Ci fa credere che la violenza sia sempre altrove. Eppure, se oggi la magistratura deve indagare su italiani che avrebbero partecipato a una caccia all’uomo nei Balcani, allora non siamo più solo spettatori innocenti: siamo parte del mostro.
Il rischio, come sempre, è che tutto finisca in silenzio. Qualche articolo indignato, qualche commento di rito, e poi il solito oblio. Ma ogni volta che lasciamo scivolare via una verità scomoda, firmiamo un pezzo di amnesia collettiva. È così che sopravvive il mito della “brava gente”: perché non c’è niente di più facile che dimenticare.
E allora basta con le fiabe. Basta con la memoria selettiva. Gli italiani non sono né brava né cattiva gente: sono gente. Capace di tutto, come chiunque altro. Anche di salire su una collina, guardare una città sotto assedio e premere il grilletto.
📌 Fonti e link utili articolo: Italiani, safari e cecchini: quando “brava gente” andava a sparare sui civili in Bosnia
Procura di Milano – Inchiesta sui presunti “safari umani” in Bosnia (2025)
Documentario “Sarajevo Safari” di Miran Zupanič (2022)
Il Post – L’indagine sui cecchini stranieri durante l’assedio di Sarajevo (2025)
Le Monde – Des touristes armés à Sarajevo: l’horreur retrouvée (2024)
ANSA – Bosnia, indagine su italiani coinvolti nei “safari” di guerra (2025)
✍️ Testo e analisi di Max Ramponi
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🖼️ Donna piange sulla tomba del figlio nel cimitero Lav, Sarajevo, durante la guerra di Bosnia📷 Crediti fotografici: Mikhail Evstafiev
📅 Anno di scatto: 1992
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📌 Fonti e link utili:
📷 Wikimedia Commons – Evstafiev – Bosnia Sarajevo Woman Cries at Grave (1992)





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