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Castano Primo: profili fake, attacchi subdoli e una maggioranza in piena deriva di gaffe

  • Immagine del redattore: Max RAMPONI
    Max RAMPONI
  • 14 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 15 nov

CASTANO PRIMO

Castano Primo sembra oscillare in una luce tremolante, come quelle lampadine mezze vive che danno alla stanza un’aria da dopoguerra. In questo chiaroscuro indeciso spunta l’ennesima storia che non fa rumore ma lascia l’odore acre dell’improvvisazione: il consigliere comunale Dario Sanson che usa un profilo fake per attaccare Legambiente e i comitati contrari al polo logistico. Un gesto piccolo, quasi ridicolo nella sua semplicità, ma sufficiente per far capire come si muova questa amministrazione: a tentoni, con leggerezza fuori luogo, come se la politica fosse un passatempo serale e non un incarico pubblico.


Il punto non è il profilo in sé, né la fantasia del nome “Emanuela Secondi”, né la spiegazione surreale secondo cui si tratterebbe del profilo della moglie “che usiamo entrambi”. Il punto è che stiamo parlando di un consigliere comunale. Non di un utente anonimo, non di un parente rumoroso su Facebook, non di uno dei tanti che si lanciano nei commenti tanto per passare il tempo. Uno che siede in consiglio, che rappresenta cittadini e che dovrebbe conoscere la differenza tra il diritto di critica e la denigrazione gratuita. E invece sceglie la scorciatoia dell’identità fittizia per attaccare un gruppo di persone che, piaccia o no, nella loro battaglia ci mettono il volto e il nome. Si può discutere, ci si può scontrare, si può criticare duramente: ciò che non si può fare, da amministratori pubblici, è colpire nell’ombra.


Sanson non è noto fuori dal recinto politico castanese. È uno dei volti nuovi della maggioranza nata nel 2024, chiamato a un ruolo serio che richiede sobrietà, trasparenza e capacità di assumersi la responsabilità di ciò che si dice. E proprio per questo, vedere un consigliere ridotto a duellare via profilo fake dà quella sensazione di stonatura che resta appiccicata alla pelle come la polvere di un magazzino abbandonato. Soprattutto perché non è neppure la prima volta che questa amministrazione scivola su se stessa. Il caso Colombo lo aveva già mostrato: passi falsi, comunicazione confusa, incoerenze che sembrano nate dal nulla e sparpagliate al vento come fogli usciti da una fotocopiatrice impazzita.


È questa continuità nell’errore a preoccupare più del singolo episodio. Non c’è una linea politica che inciampa, ma un’intera atmosfera amministrativa che barcolla. Ogni settimana sembra emergere un dettaglio storto, una svista evitabile, una scelta improvvisata. La maggioranza appare come un gruppo di persone catapultate dentro la gestione pubblica senza aver mai fatto i conti con il peso delle loro stesse parole. Una squadra eterogenea che procede disordinata, sempre un po’ spaesata, sempre pronta alla gaffe come se fosse diventata parte integrante del metodo di governo.


L’attacco a Legambiente, poi, aggiunge una nota ancora più amara. Non si tratta di condivisione o meno delle battaglie ecologiste: la politica vive di contrasti, e va benissimo così. Ma quando la critica diventa insulto, quando la dialettica cede il passo all’aggressione gratuita, e quando tutto questo viene fatto attraverso un volto inventato, la questione non è più politica: è di decoro istituzionale. Un consigliere comunale non può permettersi certi scivoloni, non per moralismo, ma per semplice coerenza con il ruolo che occupa.


Alla fine, l’unica domanda che rimane sospesa nell’aria, come un filo d’acqua che cade da un rubinetto difettoso, è sempre la stessa: quale sarà la prossima gaffe? Perché questa amministrazione accumula errori con la regolarità di un metronomo rotto. Piccoli, grandi, grotteschi, evitabili: non importa la forma, importa il ritmo. E il ritmo è costante. Una gaffe dopo l’altra, senza sosta, senza un sussulto di lucidità che faccia pensare che forse, prima o poi, qualcuno metterà mano al timone.


Nel frattempo Castano Primo assiste, commenta, scuote la testa. E continua a vivere in quell’atmosfera storta in cui nulla è drammatico, ma tutto lascia un retrogusto amaro. Perché quando la politica locale diventa una collezione di errori ripetuti, il problema non è più il singolo scivolone: è l’impressione che non ci sia nessuno davvero in grado di evitarli.

✍️ Testo e analisi di Max Ramponi

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