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Lost in Medina

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Non è un libro di viaggio, ma di smarrimento. Lost in Medina racconta la Tunisi che non si fotografa: quella che si ascolta, che si respira, che a volte ti respinge e altre ti abbraccia senza chiedere niente. È il diario di chi si perde nei vicoli non per trovare la strada, ma per capire cosa significa appartenere a un luogo che non è mai del tutto tuo.

Ogni pagina è un incontro: un venditore che ride, un minareto che chiama, un silenzio che pesa più del rumore. La Medina non è solo un quartiere antico, è un labirinto interiore dove il tempo non ha fretta e le contraddizioni convivono come vecchi amici.

Questo libro non idealizza nulla. Racconta la polvere, il caldo, la bellezza scomposta, la lentezza e l’imprevedibilità di una città che non vuole piacere a nessuno, e proprio per questo ti resta addosso. È un viaggio nella quotidianità tunisina, ma anche una riflessione su cosa significhi perdersi per davvero — senza Google Maps, senza piani, senza certezze.

Perché per capire la Medina non serve una guida: serve smettere di cercare l’uscita.

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✍️ Testo e analisi di Max Ramponi
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