Non è un libro patriottico. È un esame di coscienza collettivo. “L’Italia Chiamò” parte da una domanda semplice: chi risponde ancora quando l’Italia chiama? È un viaggio dentro l’identità smarrita di un Paese che confonde la bandiera con la coperta di Linus e il patriottismo con la nostalgia. È un ritratto disilluso dell’Italia che si celebra nelle feste nazionali ma si vergogna di sé il giorno dopo.

Il libro attraversa politica, costume e retorica, mostrando un Paese che si ama solo nei momenti di paura o di calcio. Racconta di un’Italia che non è più comunità ma pubblico, che non partecipa ma commenta, che ha sostituito il civismo con l’ironia e la memoria con l’indignazione a ore. Ogni capitolo è una lastra di realtà: il Paese delle emergenze permanenti, dei proclami senza seguito, delle rivoluzioni da talk show.

“L’Italia Chiamò” non giudica, ma mette a nudo. È una riflessione amara e lucida su ciò che siamo diventati, su come la parola “Italia” sia diventata un marchio da usare, non un’idea da condividere. Un libro per chi non si riconosce nei cori, ma vuole ancora capire perché questo Paese, nonostante tutto, continua a piacergli.

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✍️ Testo e analisi di Max Ramponi
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